Accadde oggi: 26 maggio 1968 la vittoria di Mazzinghi su Ki-Soo-Kim

 di Gianni Virgadaula

Gettare il cuore oltre l’ostacolo è forse la frase che più racconta l’uomo e il pugile Sandro Mazzinghi. Il guerriero di Pontedera ha infatti dimostrato nel corso della sua prestigiosa carriera quanto la volontà e la determinazione, insieme alla forza e alla tecnica, possano portare un boxeur a raggiungere le più alte vette. Sandro sul ring non si è mai risparmiato. Ecco perché i suoi match sono state sempre battaglie senza esclusione di colpi, dalle 2 vittorie con Ralph Dupas che nel ’63 lo portarono sul tetto del mondo nella categoria dei medi junior ai tanti incontri  sostenuti per la difesa del titolo. Mazzinghi vomitò l’anima anche nella rivincita con Nino Benvenuti, rimettendo in equilibrio un combattimento  che già al 2° round sembrava perduto, ma che poi lo portò a finire le 15 riprese molto vicino al triestino. Ma se sono state molte le sfide ardite che hanno portato il toscano a vincere ben 64 dei suoi 69 incontri, con 3 sole sconfitte e 2 NC,  sicuramente il match che più fedelmente lo raffigura e lo immortala fra i grandi del nostro pugilato è quello combattuto a Milano 50 anni fa, esattamente il 26 maggio del 1968, allo Stadio di San Siro di fronte a Ki -Soo- Kim, il guardia destra coreano che due anni prima aveva strappato il titolo mondiale a Benvenuti in quel di Seul, con un verdetto molto controverso.

La sfida di San Siro si svolse alle cinque del pomeriggio di fronte a 35.000 spettatori con un incasso record di quasi 100 milioni di lire. Organizzatori Strumolo e Sabbatini.

Il campione del mondo, allettato da una borsa di 54.000 dollari (quella di Mazzinghi fu di 40.000 dollari), veniva a Milano dopo un altro scandaloso verdetto casalingo “consumato” ai danni del pugile statunitense Freddie Little. Ma non per questo Ki-Soo-Kim era da sottovalutare, anzi egli si presentò alle operazioni di peso spavaldo e sicuro di vincere. In ogni caso Sandro giunse all’appuntamento “meneghino” ben preparato e in ottima forma, con 5 vittorie europee ottenute tutte prima del limite, e con la consapevolezza che quella possibilità  di riconquistare il titolo iridato sarebbe stata l’ultima della sua carriera. Certo, egli quella sera portò sul ring non solo la sua volontà di vittoria, ma anche i dolori, le amarezze, i lutti che avevano contrassegnato la sua vita. Sentimenti che avrebbero potuto rivelarsi un handicap, ma che invece per il nostro pugile divennero una miscela esplosiva.. Ed anche per questo sin dal suono del primo gong il guerriero di Pontedera diede fuoco alle polveri e cominciò, senza remora alcuna, a fare a cazzotti come era nel suo stile e nel suo temperamento. Certo il coreano rimase sorpreso dal veemente attacco dello sfidante, ma accettò la lotta a viso aperto, mettendo pure bellamente in mostra il suo vasto repertorio di scorrettezze, tanto che alla terza ripesa Sandro aveva già l’occhio e lo zigomo destro sanguinanti, con l’arbitro americano Harold Valan colpevolmente inattivo. Ma in quel terzo assalto la furia del toscano si trasformò in una dura punizione per il coreano, bombardato per tutto il minuto finale della ripresa con una serie micidiale di ganci ed uppercut che lo fecero infine afflosciare sul tappeto. Valan contò Ki-Soo-Kim sino al fatidico 10 ma poi anziché dichiararlo out, al suono del gong che era giunto in quel momento, gli diede la possibilità di riguadagnare l’angolo. Naturalmente l’episodio venne mal digerito da Mazzinghi e dal suo clan, e Adriano Sconcerti, manager di Sandro, avrebbe poi più volte detto che in quei secondi convulsi il coreano voleva abbandonare la lotta.

Sta di fatto che all’inizio del 4° round, Ki-Soo-Kim riprese a combattere e con insospettate energie contrastò gli attacchi di Mazzinghi, ribattendo colpo su colpo. Egli riuscì addirittura a pareggiare la quinta e settima ripresa, e vinse l’8°, il 9° e il 10° round. Così all’inizio dell’11° assalto l’incontro era ancora in sostanziale parità, e Sandro, che non aveva mai smesso di sanguinare durante tutto il match, riprese a tambureggiare il volto e il corpo del coreano con precisione ed ottima scelta di tempo. Vinse il round ed anche i due successi. La 14a e 15a ripresa videro infine i pugili spossati dalla fatica ma ancora determinati a vincere la partita. Ma quegli ultimi due round finirono in parità e Sandro Mazzinghi poco dopo veniva dichiarato nuovo campione del mondo dei medi junior, sebbene con un verdetto non unanime. Se infatti l’arbitro Valan e il giudice  Nello Martinelli assegnarono 4 punti all’italiano, il giudice coreano Soon-Chouk-Park non si vergognò di dare 5 punti di vantaggio al suo connazionale. Fortunatamente quel giorno si combatté a Milano e non a Seul, altrimenti il buon Ki-Soo l’avrebbe fatta ancora franca. A suo merito va però il fatto di avere stoicamente resistito ad un Mazzinghi feroce, cattivo, spietato. Se il coreano non avesse avuto formidabili doti di incassaggio certo non sarebbe giunto alla fine. A Sandro il merito di avere compiuto una grande impresa e di avere disputato uno dei combattimenti più violenti ed avvincenti che la boxe italiana ricordi. Lo sfortunato finale di carriera del toscano, con la rocambolesca perdita del titolo di fronte a Freddie Little, è poi un altro capitolo della vicenda pugilistica di Sandro, che però non ha offuscato il ricordo delle sue precedenti cruente sfide, combattute con i pugni e il cervello certo, ma anche con un cuore leale e generoso. Un cuore grande così, che lo ha portato ad essere uno dei campioni più amati e popolari del nostro sport.

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